Dispositivi Acustici

Una vasta tipologia di soggetti ipoacusici può trovare indicazione all’uso di una protesi acustica, che sin da ora chiameremo “apparecchio acustico” in accordo con gli attuali orientamenti terminologici, anche se poi il termine italiano impiegato per indicare le procedure sarà ancora un pò retrò (“protesizzazione”), mentre i francesi usano più modernamente il termine “appareillage”. Oltre alle caratteristiche uditive già rilevabili audiometricamente, devono sussistere da parte del paziente motivazioni adeguate e aspettative soddisfacibili che possono scaturire solo da un counseling esperto con il medico audiologo e con il professionista audioprotesista. Oltre a tali valutazioni vanno considerati anche fattori di tipo psicologico, sociale, economico, assistenziale-previdenziale.

Soffermiamoci ora anche su altri importanti aspetti pratici relativi alla “candidatura” del paziente: epoca di insorgenza dell’ipoacusia e trattabilità medica o chirurgica, entità del deficit uditivo, monolateralità o bilateralità dell’ipoacusia, tipologia dell’ipoacusia, l’età del soggetto.

  1. Nell’adulto se l’ipoacusia è di recente insorgenza, per es. nell’ipoacusia improvvisa, è sempre bene espletare tutti i tentativi terapeutici di cui si dispone prima di procedere alla programmazione protesica; esistono poi patologie come l’otosclerosi per le quali l’approccio correttivo chirurgico trova la sua massima indicazione. Nel caso del bambino, laddove una ipoacusia anche lieve abbia i caratteri della persistenza ed irreversibilità, nel rischio di conseguenze sul linguaggio e l’apprendimento scolastico è corretto procedere ad una programmazione protesica.
  2. Non esiste un limite minimo di perdita uditiva alla protesizzazione purchè il soggetto manifesti soggettivamente difficoltà all’ascolto e sia motivato alla correzione; nel caso di ipoacusia infantile vale quanto detto al punto precedente. Esiste però un limite massimo di sordità non definibile aprioristicamente oltre il quale un apparecchio acustico potrebbe non fornire risultati soddisfacenti. Questo limite va ricercato nel singolo soggetto dopo un sufficiente periodo di prova (fitting di prova): normalmente tale limite, ma non è un valore assoluto, si situa intorno ai 70-75 dB ed oltre, quindi parliamo di ipoacusie “gravi” o “profonde”. Per tali ipoacusie o più severe ancora, trova indicazione l’Impianto Cocleare”, specie nel bambino, ma anche nell’adulto.
  3. La candidatura ad un apparecchio acustico in un soggetto con ipoacusia monolaterale con l’altro orecchio normoudente o con lievissima ipoacusia, innesca sempre alcune perplessità sia da parte del medico che del paziente; il fatto di poter utilizzare adeguatamente uno dei due orecchi non determina nel soggetto particolari motivazioni se non per la perdita di ascolto direzionale e stereofonico e magari la peggiore intellegibilità in ambiente rumoroso. La decisione quindi di programmare un apparecchio acustico sul lato ipoacusico deve scaturire dopo un sufficiente periodo di osservazione sulle reali difficoltà anche in funzione dell’attività lavorativa o degli stili di vita. Anche nel bambino sia in età prescolare che scolare con ipoacusia monolaterale valgono le stesse considerazioni ma con un occhio particolare alle eventuali ricadute sul linguaggio e sul rendimento scolastico.
  4. Tutte le tipologie di ipoacusia sono teoricamente candidabili alla protesizzazione: le forme trasmissive, quelle miste e quelle neurosensoriali, ma la scelta del dispositivo sarà sicuramente influenzata da tale diagnosi audiometrica sulla sede e natura del danno; ciò in quanto alcuni tipi di ipoacusia, e facciamo riferimento soprattutto alle ipoacusie cocleari, richiedono caratteristiche tecniche particolari, così come quelle trasmissive.
  5. Da quale età o fino a quale età si può programmare un apparecchio acustico? In età pediatrica sarà l’audiologo infantile a stabilire da quando procedere alla protesizzazione; in effetti oggi non esistono limiti inferiori sia perché con l’avvento degli screening uditivi neonatali si è giunti alla ovvia conclusione che quanto più è precoce il recupero uditivo maggiori sono i vantaggi (quindi la precocizzazione degli interventi diagnostici può anticipare l’inizio di un percorso protesico se necessario già a pochi mesi o ad un anno di vita); sia per il notevole avanzamento tecnologico e delle strategie di fitting protesico in ambito pediatrico. Nessun limite (massimo) di età nell’anziano, nel quale semmai si valuteranno manualità e caratteristiche cognitive che si sa possono deteriorarsi con l’avanzamento degli anni.
  • I vari tipi di apparecchi

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Gli apparecchi acustici moderni sono realizzati in diversi modelli. La scelta del modello adatto va valutata sulla base di diversi fattori, quali il grado di ipoacusia, la dimensione dell’orecchio e del condotto uditivo, ed ovviamente le esigenze del paziente e le sue preferenze di ascolto individuali.

I modelli di apparecchi acustici possono essere divisi in tre categorie:

  • Retroauricolari
  • Endoauricolari
  • Per via ossea

 

  • Apparecchi Acustici Retroauricolari

Un apparecchio Retroauricolare è formato da una parte che si posiziona dietro il padiglione auricolare, ovvero l’apparecchio vero e proprio, ed un sistema di accoppiamento che permette l’introduzione di un auricolare all’interno del condotto auricolare esterno.

Gli apparecchi retroauricolari si dividono a loro volta in:

  • BTE (Behind The Ear). In questo modello di Apparecchio Acustico tutte le componenti elettriche sono posizionate nel guscio posto dietro il padiglione auricolare compreso l’amplificatore e il ricevitore. Da qui il suono viene convogliato all’orecchio tramite la curvetta (raccordo curvo a cavallo del padiglione), il tubicino e la chiocciola, cioè l’auricolare costruito su misura. Il tubicino è fatto in plastica morbida ed elastica ed è posto tra la curvetta e la chiocciola per convogliare il suono nel condotto uditivo. La chiocciola viene realizzata su misura dall’audioprotesista prendendo il calco dell’orecchio e viene poi inserita all’interno del condotto uditivo. Il BTE è molto valido nel trattamento di tutte le sordità, anche se trova un più largo utilizzo nei casi di ipoacusia medio-grave, potendo fornire al bisogno un’amplificazione elevata.
  • RITE (Receiver In The Ear). In questo tipo di Apparecchio Acustico che prevede sempre un guscio retroauricolare, ma più piccolo; il ricevitore, che spieghiamo è un trasformatore da segnale elettrico a suono, non si trova nel guscio ma è inserito nella chiocciolina che viene posizionata nel condotto uditivo; il collegamento fra amplificatore e ricevitore e quindi con la cupolina è assicurato da un sottilissimo filo elettrico, facilmente mimetizzabile fra i capelli. Il suono così non dovrà attraversare il classico tubicino dei BTE. Ciò permette sia di ridurre le dimensioni dell’Apparecchio Acustico ma anche di fornire maggior confort di ascolto e chiarezza al paziente. Il RITE, come il BTE, è valido nel trattamento di quasi tutte le sordità, ma risulta preferibile al BTE per la resa estetica (il filo elettrico di raccordo è ben più sottile del classico tubicino ed il guscio è decisamente più piccolo) e per la qualità sonora data dal ricevitore nel condotto. Gli apparecchi acustici RITE possono diventare degli open fitting applicando un auricolare o terminale standard (cupolina) non occludente che assicura un’ampia ventilazione del canale uditivo al posto dell’auricolare su misura quando si ha bisogno di enfatizzare le frequenze acute e meno le frequenze gravi, o per evitare l’occlusione dell’orecchio.
  • Apparecchi Acustici Endoauricolari

La caratteristica degli apparecchi endoauricolari cioè ospitati nell’orecchio esterno è che le componenti elettroniche sono racchiuse all’interno di un guscio realizzato su misura tramite la presa di un’impronta del condotto uditivo da parte del professionista audioprotesista, che va ad alloggiarsi direttamente nell’orecchio.

Tra gli Apparecchi Acustici Endoauricolari abbiamo:

  • ITE (nella conca) sono gli endoauricolari con la dimensione più grande e si dividono in quelli a semiconca o a conca piena (la conca è la parte anatomica “di invito” al canale uditivo, quindi fra padiglione e canale).
  • CIC (completamente nel canale) che vanno più in profondità e sono possibili grazie alla riduzione della grandezza del circuito, del microfono e del ricevitore. I loro vantaggi sono rappresentati dall’estetica e dallo sfruttamento dell’amplificazione naturale del suono di circa 15 db da parte dell’orecchio esterno.

Esiste una relazione tra il grado di amplificazione offerto e la dimensione dell’apparecchio. I CIC in genere sono consigliati soltanto per ipoacusie da leggere a moderate. Questo perché utilizzano necessariamente una batteria molto piccola ed il ricevitore è in grado di fornire un livello di pressione sonora limitato.

  • Apparecchi per via ossea

Sono dispositivi che trovano già da anni un limitato impiego e comunque solo nelle ipoacusie di tipo trasmissivo o misto con una ancora sufficiente (riserva ossea), cioè una capacità audiometricamente evidenziabile di percepire i suoni mediante la conduzione ossea mastoidea. Generalmente sono inseriti nella montatura di normali occhiali impiegabili quindi per le normali esigenze visive, ma che contengono in una o entrambe le stanghette i componenti necessari (ricevitore, amplificatore e trasduttore osseo) a trasmettere i suoni attraverso il trasduttore osseo posizionato sull’osso mastoideo, dietro l’orecchio; proprio nella posizione naturale per la gran parte dei terminali delle stanghette degli occhiali. L’apparecchio può essere monoaurale (una sola stanghetta attrezzata) o binaurale (entrambe le stanghette). Se comunque un soggetto con ipoacusia trasmissiva può correttamente sempre far uso di un apparecchio retro o endoauricolare, l’apparecchio per via ossea offre il vantaggio della non necessità di inserimento di alcunchè nell’orecchio e pertanto la possibilità di una totale ventilazione e di un completo drenaggio dell’orecchio in caso per esempio di otite cronica a timpano perforato e secernente.

Una variante del tutto speciale è l’apparecchio per via ossea ad archetto: trova limitatissimo impiego nel bambino con ipoacusia trasmissiva persistente generalmente per cause malformative (atresie, mancato sviluppo del padiglione e/o del condotto uditivo) nell’impossibilità di impiego di un apparecchio acustico convenzionale per via aerea.

Tecnologia wireless:

L’innovazione per eccellenza degli apparecchi acustici risiede nella tecnologia wireless, dove il bluetooth consente di ricevere il segnale audio da dispositivi esterni come televisori, computer o telefoni smartphone direttamente all’interno della soluzione acustica, garantendo così un ascolto eccellente di tali dispositivi senza il bisogno di cavi o di indossare cuffie.

Grazie all’antenna wireless gli apparecchi acustici sono sempre connessi tra loro scambiandosi migliaia di informazioni al secondo per poter migliorare la localizzazione dei suoni, per migliorare l’ascolto nei luoghi rumorosi e per favorire il senso di bilanciamento. Questa funzione permette quindi l’interazione binaurale tra gli apparecchi.

L’applicazione per smartphone:

Con gli apparecchi acustici connettivi moderni è possibile regolare il volume, disattivarlo, scegliere la direzione dei microfoni, selezionare i programmi di ascolto, avere sempre sotto controllo lo stato della batteria dei tuoi apparecchi in modo chiaro e visibile. Tutto grazie ad una specifica applicazione che si scarica sul cellulare con la quale è possibile personalizzare i propri apparecchi acustici.

Acufeni e Apparecchi Combi

Gli apparecchi acustici “combi” (combinati) sono dotati di una doppia funzionalità: quella di fornire una adeguata amplificazione al fine di far migliorare la soglia uditiva del soggetto ipoacusico, come tutti gli apparecchi acustici; e quella di poter funzionare come “generatore di suono” in modo che il soggetto possa seguire metodi e strategie TRT; va attentamente seguita una serie di consigli e raccomandazioni operative e fisiologiche da parte del terapista TRT, del medico audiologo e, per i dettagli più tecnici, ovviamente del professionista audioprotesista. In genere i segnali generati sono del tipo “rumore bianco” oppure rumori frattali tipo “zen”, o altri ancora. Pertanto questo tipo di apparecchio può trovare indicazione nei pazienti ipoacusici bilaterali con acufeni mono o bilaterali e sarà prescritto dal medico dopo un appropriato counseling con lo staff. (Su acufeni, TRT e terapia del suono maggiori notizie abbiamo messo a disposizione sul sito web).